<img class="alignnone size-full wp-image-1382" src="https://www.patriziapellegrini.com/Naturopathe/wp-content/uploads/2014/11/sale-Himalayan.jpg" alt="sale-Himalayan" width="650" height="343" srcset="http://www.patriziapellegrini free online project management tools.com/Naturopathe/wp-content/uploads/2014/11/sale-Himalayan.jpg 650w, https://www.patriziapellegrini.com/Naturopathe/wp-content/uploads/2014/11/sale-Himalayan-300×158.jpg 300w” sizes=”(max-width: 650px) 100vw, 650px” />
Il sale fossile dell’Himalaya, come l’oceano primigenio da cui si è originato, offre quanto necessario e prezioso alla vita.
Prendere in mano un cristallo del sale rosa dell’Himalaya è un po’ tenere fra le dita un pezzo di storia della Terra: un minerale vecchio 250 milioni di anni, un tempo che è praticamente impossibile immaginare. Che ha visto il tempo in cui sulla terra c’era Pangea, un unico grande continente e lui, il mare primordiale, che conteneva in se tutta la promessa della vita. Dopo è andata come più o meno sappiamo: separazioni di continenti, oceani, mari, vulcani e grandiose catene montuose. Ne Giurassico, in una zona che si trova nell’odierno Punjab pakistano, il sole ed il vento fecero evaporare quelle acque marine lasciando dei sedimenti salini che poi subirono pressioni straordinarie con l’innalzamento della catena himalayana. Sono questi fenomeni che hanno dato vita al sale fossile ritenuto il re dei sali, un “unicum” in natura cui vengono riconosciute da centinaia di anni, nella medicina indiana e tibetana, proprietà terapeutiche. Un sale che, come l’oceano primigenio da cui si è originato, è puro e incontaminato e conserva racchiusi in una solida struttura cristallina quanto necessario e prezioso alla vita, 84 elementi fra minerali ed oligoelementi.
Sale e miniere
E’ sale marino divenuto roccia, halite per la geologia, i cui elementi principali sono calcio, magnesio, potassio, rame e il ferro, che regala le sfumature rosa ai cristalli. Khewra, Mayo o Kelabagh : le miniere dei contrafforti della catena himalayana da cui si estrae, molte conosciute da centinaia di anni, hanno nomi per noi esotici. Luoghi dove i grandi cristalli vengono estratti praticamente a mano per non contaminarne la purezza, selezionati, lavati ed asciugati al sole, macinati. L’ayurveda conta numerosi tipi di sale ma Saindhava lavana, questo il nome sanscrito del sale fossile, è per la naturopatia indiana quello con le migliori caratteristiche biochimiche e bioenergetiche, il riflesso della interezza, ricchezza e purezza della sua origine. Possiede la forza e l’energia accumulate per milioni di anni di irraggiamento solare, la ricchezza di elementi del mare primigenio, l’ordine impartito dalla pressione che ha fatto sorgere dalla crosta terrestre le vette più alte della Terra.
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